Appino – Il testamento
Nella società moderna globalizzata, dove uomini, merci e comunicazioni si intersecano in etnorami sempre più complessi e (solo apparentemente) polverizzati, abbiamo bisogno di punti fissi: il disco solista di Appino, “Il testamento”, è merda riciclata al 100%. E se, durante alcuni istanti dell’ascolto, viene da pensare che non sia così, bisogna invece convincersene. Meritiamo di meglio che i soliti incroci tra cantautorato italiano morto e il peggio del Teatro degli Orrori, in una caduta libera nel giro di tre dischi pari solo a quella del PD nelle ultime campagne elettorali. Questo disco fa venire l’ansia da quanto è brutto, punto. Non ce l’ho fatta ad andare oltre la metà. E la mia incazzatura è spinta principalmente dal fatto che su Rumore abbiano avuto il coraggio di dargli 8. Da non crederci.
Per rendervi conto, confrontate un attimo le prime due strofe:
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